“La mattina voglio potermi guardare allo specchio“. Chi non ha mai pronunciato o sentito pronunciare questa frase? Immagino nessuno (o quasi). Ogni volta che mi capita provo un tuffo al cuore: che frase straordinaria! E’ densa di molteplici significati. Come molteplici sono le immagini che lo specchio riflette, o che noi siamo disposti a vedere riflesse. E chissà se ogni volta che viene pronunciata siamo in grado di coglierne la straordinaria potenza…
Se penso allo specchio la prima immagine che mi salta in testa è quella della matrigna di Biancaneve. Lo “specchio delle mie brame” raccontato dai fratelli Grimm è espressione di vanità che porta con sé lo spregiudicato giudizio e la cacciata della fanciulla dal Palazzo. E da lì comincia il racconto. Eppure molte volte dietro alla frase “La mattina voglio potermi guardare allo specchio” ho scorto proprio un vezzo di vanità che finiva per diventare la vera immagine. Sì, perché ciò che vedo nello specchio è proprio ciò che sono disposta a vedere: capite quanto questo incida se in quello specchio io voglio vedere me stessa? Vedrò l’immagine di me stessa che sono disposta a vedere.
Questa frase (“La mattina voglio potermi guardare allo specchio“, lo ripeto nel caso non si fosse capita bene!) indica la volontà di prestare fede a se stessi, senza mentirsi, senza tradirsi e senza venire meno alla coerenza tra il proprio ‘sentire’ e il proprio fare. E’ come voler dire: ciò che ho fatto mi permette di guardarmi ancora negli occhi, fiera di me. Un concetto di straordinaria bellezza (so che l’ho già scritto, ma concedetemi il bis!) che, come sempre accade, la maggior parte delle volte viene stravolto proprio da noi.
Che cosa accade quando io non sono in contatto con me stessa (guarda caso un tema che ritorna)? Che cosa immaginate che possa vedere in quello specchio? E che cosa vorrà dire per me a quel punto “potermi guardare nello specchio“? Nient’altro che ‘vedere’ ciò che sono disposta a vedere (e non ciò che sento), che equivale a muovere il primo passo verso il tradimento di sé.
Come disse un signore che si chiamava Confucio (e scusate se è poco), quando non sai dove andare ogni strada ti sembra quella giusta. Ed è esattamente ciò che accade. Quando non siamo a contatto con noi stessi, sarà difficile che sappiamo dove andare: ogni situazione esterna ci sembrerà quindi quella giusta, un’occasione da non perdere. E in mezzo a questa situazione, quando mi guardo allo specchio secondo voi che cosa vedo? L’immagine di me che mi sembra giusta e questo farà sì che io mi possa guarda sempre nello specchio convinta di aver fatto la cosa giusta per me, perché in queste condizioni che cosa può interrompere questo incantesimo? Nulla.
Questo mi ricorda la Alice di Lewis Carroll che non teme affatto gli specchi, anzi li usa come pozzi infiniti per dar sfogo alla sua (immaginazione) visione del mondo. Lei che vuole entrare nella ‘Casa dello specchio’, un luogo molto simile alla nostra realtà, dove però (guarda caso) ogni cosa è esattamente al contrario: i mobili della stanza, le pareti e le parole scritte nel libro. Beh, in questo ci rileggo molto di quello a cui accennavo prima. Lo specchio nel quale ci si riflette ha proprio questo effetto: se non abbiamo consapevolezza del nostro sentire, ci farà mostrerà come siamo disposti a vederci e quindi esattamente al contrario della realtà!
Ogni volta che sento pronunciare (o che pronuncio) questa frase non posso quindi che pensare se questo benedetto specchio avrà mostrato la realtà oppure il suo contrario, finendo per far credere ad ognuno di noi di non aver tradito se stessi, quando invece (ahimè) lo si è fatto con tanta e tale maestria da averci creduto per primi e finire poi per farci credere anche gli altri. E senza ombra di dubbio.
Gli specchi dovrebbero riflettere un momento prima di riflettere le immagini
Jean Cocteau
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