Con gli occhiali dell’amore, il muro della paura sparisce

Se penso alla paura mi immagino pareti invisibili che isolano dall’esterno, barriere che ovattano i rumori e distorcono le immagini, senza farci vedere e sentire la realtà per come dovremmo, attraverso i nostri sensi. Quante volte capita di sentirsi così? Di avere una percezione della realtà filtrata da queste barriere che ce la rendono diversa da com’è e, al contempo, che ci danno quella sicurezza che nasce dall’averla sempre percepita così?

Eppure, quando siamo dentro a questa immagine, le cose non sono così chiare… Sì, perché queste barriere sono un po’ come la nostra casa, una dimora in cui siamo sempre stati, in cui siamo abituati a stare, che conosciamo come le nostre tasche e che ci sembra confortevole e sicura. E non abbiamo la percezione di essere dentro un’autentica gabbia…

Ora, il meccanismo è ben noto a tutti, la famosa zona di confort, la nostra (prima) casa, un’abitazione su cui, tra un po’ pagheremo anche Imu, Ici e tutto il resto! Quello che mi interessa in questa riflessione però è capire in che modo si può muovere chi sta accanto o intorno ad una persona che vive nella paura.

In effetti, la paura è un’emozione che fa parte dell’uomo, che ci appartiene da sempre, una giusta reazione a situazioni di pericolo, un campanello in grado di mettere in allarme il nostro cervello e tenerci in allerta per poter fronteggiare al meglio i pericoli. Ma che succede se si va oltre? Che succede se questa paura paralizza e rende la vita un inferno?

Soprattutto, che cosa succede a chi ci sta intorno? Parlare con una persona che vive nella paura è un po’ come essere sulla stessa strada e guardare l’orizzonte: quello che ha paura vede un muro e si blocca, non riesce ad andare oltre; quello che non ha paura, invece non vede nulla, per lui la strada è libera. Ma qual è l’atteggiamento migliore da utilizzare? E poi, questo muro (per chi lo vede) sparirà mai?

Eh, “del doman non v’è certezza”, diceva il poeta… Quindi inutile fare progetti a lunga scadenza, quello che possiamo fare è nel presente. Innanzitutto mordersi la lingua ogni volta che ci scappa un giudizio su una paura che l’altro ci manifesta perché (ahimé) questo porta solo e soltanto alla chiusura e ad una rispostaccia. Suggerimento numero due: portare pazienza. Per l’altro il muro esiste davvero, quindi sarà perfettamente inutile cercare di convincerlo del contrario… La beffa sta sempre nel fatto che non possono dare la mia esperienza all’altro, ognuno deve fare la sua!

E quindi sì, credo che stare accanto ad una persona che vive in preda alla(e) paura(e) sia una delle cose più difficili da fare, per cui sono richieste sensibilità, intelligenza e una buona dose s’amore. Sì, l’amore è un po’ come avere gli occhiali giusti da dare all’altro perché veda che il muro non esiste. E d’altronde, nel giorno dedicato agli innamorati, la ricetta non poteva che essere questa.

Buon San Valentino e… non scordatevi gli occhiali, mi raccomando!

 

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