Era un uomo alto, con barba e capelli incanutiti – per dirla in maniera aulica – e quando mi si è avvicinato mi ha detto: “un giorno capirai perché sei nata donna”.
Beh, messa così m’è parsa un’affermazione un tantino criptica e la diffidenza velocemente l’ha riposta in un angolo della mente. E non ci ho più pensato. La vita prosegue, scorre inesorabile con alti e bassi, in uno spericolato giro sulle montagne russe del destino. Segnali zero, routine che ti risucchia, la materia che ancora è padrona con una prepotenza inaudita. E a quelle parole non ci ho pensato più, c’era talmente tanto da fare che non avevo tempo per pensare…
Però, se tutto tutto quello che ci accade a questo mondo ci serve, oggi posso dire che quella frase l’aspettavo da sempre. Solo che non lo sapevo. Sì, perché nascere donna non è una di quelle cose che si può prendere sotto gamba. Non me ne vogliano gli uomini, ben inteso, però essendo nata donna posso solo parlare di quello che conosco – almeno a questo giro -.
Cominci da piccola a capire che questa cosa di essere donna non è banale e che ti impegnerà tutta la vita. Devi imparare a rimettere a posto la camera, a riporre i panni nell’armadio – che se poi viene qualcuno a casa pare brutto tutto questo disordine -, a sistemare le bambole – gli unici giochi che puoi avere, se ti garba lanciare le macchinine dentro la vasca non va bene -, accozzare i vestiti – rigorosamente dai toni rosa e luccicanti -, a curarti i capelli – lunghi che per pettinarli devi cominciare la sera prima -. E poi mica puoi fare tutti gli sport. Calcio no perché lo fanno i maschi, sì pallavolo, ginnastica – ma bisogna averci il fisico -, pattinaggio ma quando hai fatto tre o quattro ruzzoloni in strada capisci che non fa per te. E il ghiaccio neanche a parlarne. No basket perché si diventa troppo alti e poi come fai a metterti i tacchi, softball, rugby – non pervenuti -. E alla fine vai a nuoto che quello sei sicura che con un bel costume intero salvi tutto… eh, ma poi come si fa quando c’è il ciclo????
Il ciclo. Il più grande spartiacque dell’era umana. Spauracchio per milioni e milioni di generazioni di giovani fanciulle, quando arriva già dalla prima volta capisci che la tua vita sociale finisce! E’ un problema persino andare a scuola: come si fa ad andare in bagno a cambiarsi senza un maglia con le tasche dove riporre il Sacro Graal (assorbente), custodito come un monile trafugato?! Come possiamo sfilare davanti agli occhi indiscreti dei compagni pronti a puntare il dito e dire: “Hai il ciclo!”. E niente, lì perdi una decina di anni di vita.
E allora pensi, è la fase adolescenziale che penalizza. Ma poi crescendo ti rendi conto che riesce ad essere pure peggio. Eh sì, al primo lavoro capisci che proprio in quel momento entri nella giungla. Diventa un problema come ti vesti – cosa a cui non avresti mai pensato – troppo scollata, troppo corta, troppo osé, troppo coperta, troppo trasandata, insomma sempre troppo di tutto. Ma il peggio deve ancora venire. Il nocciolo del problema accade quando parli: che succede se ci associ il pensiero? Un disastro. Sei fuori controllo.
Dunque ricapitolando: sei giovane, di bell’aspetto, intraprendente e addirittura ragioni con la tua testa. Ed eccoci qua, la frittata è fatta! Alla florida età di quasi 35 anni capisci che la giovinezza è una cosa passeggera, la bellezza idem con patate, ma come la mettiamo con l’intraprendenza e l’intelligenza? Queste mica passano con l’età, anzi magari s’affinano.
Ora, se fossimo in un mondo un tantino più evoluto – non parlo in senso tecnologico ma di coscienza e su quella non molti stanno sperimentando – sarebbe un pregio, ma indovina indovinello?! In questo mondo qua invece è un gran bel problema. E proprio a questo punto mi tornano in mente quelle parole “un giorno capirai che cosa significa nascere donna”.
Che cosa significa? Significa tutte queste cose dette finora, però c’è molto altro di eccezionale che non cambierei per nulla al mondo. Significa avere chiaro ad un certo punto che nascere donna era esattamente quello che ti ci voleva, che così puoi sperimentare il contatto con una parte dell’animo umano preclusa all’uomo – perché è altro ciò che deve sperimentare -, un contatto privilegiato con l’essenza stessa dell’essere umano, una parte nascosta in noi e rivolta al divino, che viene svelata soltanto a quelle donne che vogliono conoscersi e conoscere per portare fuori di sé un pezzetto di questo tesoro e rendere il posto in cui viviamo un po’ migliore di quello che è oggi.
In giornate come questa, ho assisto e assisto da anni a incontri, conferenze, dibattiti ecc.. con giovani, adulti, professionisti e persone comuni di ambo i sessi. E si parla di genere, di pregiudizi, di cattive abitudini sociali, caduta libera dei valori ecc.. tutti argomenti validi e sui quali, ben inteso, c’è ancora molto da fare. Ma non sono altro che conseguenze. Non sento mai nessuno andare alla causa, richiamare le donne alla propria origine, alla Madre, all’essenza del loro essere donne. E non è filosofeggiare o vender fumo, è parlare un’altra lingua. Quell’uomo barbuto con me parlò un’altra lingua, una lingua che non avevo capito, che non conoscevo, ma in quelle poche parole oggi so che mi sintetizzò alla perfezione ciò che ci serve di sapere.
L’esperienza – con non poca fatica – mi ha certo aiutata a capirci un po’ di più, ma la volontà e l’ascolto hanno lasciato aperta la mia porta alla conoscenza. La volontà di andare oltre le difficoltà di relazione o di comportamento e l’ascolto di quella parte remota che ogni donna possiede, quella è l’origine di tutto. E’ da lì che dobbiamo ripartire noi donne. Prima conosciamo quella parte, prima possiamo aiutare le altre donne a riconoscerla e soprattutto gli uomini, perché noi donne li generiamo. Attraverso la conoscenza di noi, possiamo aiutarli a riconnettersi con se stessi perché diventino persone consapevoli e non scambino l’amore per nient’altro.
“La conoscenza apre le porte dell’esperienza”. Quel vecchio uomo barbuto mi cambiò la vita e oggi voglio augurare buon viaggio a tutte quelle donne che hanno voglia di ritrovarsi…
#stopviolenzacontroledonne
Bellissimo racconto che fa riflettere anche noi maschi… mi piacerebbe leggere altri tuoi racconti. Molto brava nella scrittura…pensiero non comune ed ironia pungente.
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