Anche le colline hanno i capelli lunghi ma li lasciano sventolare

Prima uscita post lock-down (dirlo in inglese non mi garba ma usa, pare) e la prima cosa che mi colpisce è quanto anche la natura abbia allentato la presa. Erba incolta, alberi e siepi che stanno pian piano subendo l’intervento di cesoie e tagliaerba e poi le colline: lunghe distese verdi e gialle che ondulano al vento. E allora mi è venuto in mente che, come noi abbiamo avuto i capelli lunghi per la chiusura dei parrucchieri, anche la natura ha potuto rallentare e tornare a prendersi caparbiamente i propri spazi. Fermarsi non è stato solo un modo per “far respirare il pianeta”, come spesso viene riferito, è stata anche e soprattutto un’occasione per allentare la presa.

Sì perché questo stop ha reso molte delle azioni quotidiane, delle necessità che avvertivamo come tale, non fattibili, rinunciabili e quindi non necessarie. Così abbiamo imparato a gestire capelli e barbe impazziti e fuori controllo, perché anche noi avevamo bisogno di andare fuori controllo. Avevamo bisogno di perderci, anche se rischioso ed importante, perché solo così ci saremmo poi ritrovati. E durante la quarantena ci siamo dovuti perdere davvero. Ci siamo persi le cene fuori, le uscite, le chiacchiere (dal vivo), la scuola, le amicizie, le relazioni, la cura del corpo e anche i nostri capelli. Tutte cose che non potevamo più gestire come prima semplicemente perché non c’era modo.

Che cosa è successo? Che abbiamo imparato a cucinare (forse non tutti), ma di sicuro ci abbiamo provato, abbiamo sperimentato la potenza degli “incontri” sul terrazzo, ci siamo messi a chiacchierare in video chiamata (anche se la connessione va e viene), abbiamo provato ad organizzare la didattica a distanza (ma forse qui possiamo dire che ancora molto c’è da fare), abbiamo imparato a curare le nostre relazioni con attenzioni virtuali (tipo inviare messaggini ogni mattina per dire “io ci sono, sono qua e ti penso”. Che carini!), abbiamo imparato a fare ginnastica sul tappeto del salotto guardando i tutorial oppure sul terrazzo. Ma soprattutto abbiamo imparato a portare i capelli lunghi, lasciandoli essere com’erano (oppure ci siamo avventurati in tagli improbabili!). E vi pare poco?

E come lo abbiamo fatto noi, lo ha fatto anche la natura. Girano molti video in rete di animali che si sono ripresentati nei più disparati angoli di mondo, e la cosa bella è che questo ci sorprende (vorrei infatti ricordare che siamo noi che ci siamo presi un po’ troppo spazio sugli altri esseri viventi e non loro che hanno smesso di esserci, così, per dire…). E anche la natura ha rallentato. E lo ha fatto dappertutto: sorrido quando leggo che in molti, ora che possono uscire di nuovo, vorrebbero che ogni angolo di prato fosse tagliato tipo campo centrale di Wimbledon, oppure ogni ettaro di bosco manutenuto alla perfezione tipo parco di Yellowstone. E se ci parli, come s’arrabbiano…

Nella mia prima uscita dopo la quarantena sono andata in campagna, perché mi è mancata tantissimo in questi lunghi mesi. Le colline però non erano come al solito: belle, lisce, verdi, macché l’erba era alta e arruffata di un colore misto tra verde e giallo. E mi è successa una cosa nuova: mi sono immediatamente sentita parte di questa natura. In quei dorsi dei loro profili ci ho rivisto me e i miei capelli: lunghi, arruffati al vento e senza un colore definito. Che cosa strana no? Poi ci ho pensato e subito ho avuto un’idea: se fosse il primo passo per sentirsi parte del tutto?

In fondo questa emergenza non ha rappresentato un cambiamento solo per noi (intendo esseri umani o presunti tali), ma lo ha fatto anche per la natura e per le altre specie viventi, solo che l’effetto più importante è che si è ripresa spazi e dimensioni che le sono congeniali, smettendo di essere guidata dall’uomo che, per qualche mese, ha dovuto mollare il controllo (e per fortuna, aggiungo io!).

E quello che ci è successo è che i nostri capelli sono cresciuti esattamente come quell’erba, senza che nessuno potesse prendersene cura. Risultato: appena aperto il parrucchiere ci siamo fiondati (e, intendiamoci, lo posso capire perché basta che mi guardi allo specchio), mentre quelle colline, piano piano verranno tagliate, senza fretta, senza agitarsi, senza urgenza perché non c’è nessuno che, per i loro “capelli” lunghi e arruffati, ne mette in dubbio maestosità e bellezza.

Mi sono chiesta che effetto produrrebbe se provassimo a farlo anche noi. In fondo anche le colline hanno i capelli lunghi, solo che, al contrario di noi, loro li lasciano sventolare, semplicemente, senza sentirsi insicure o minate nella loro autostima (perché sono convinta che ne abbiano una e che sia molto più sviluppata della nostra!). E ho pensato che piacerebbe anche a me viverlo così, perché non è forse uno dei tanti (troppi) modi grazie ai quali possiamo capire quanto poco siamo liberi di essere come siamo e come vogliamo? Ci penso e poi vi dico che cosa mi viene in mente sulla libertà, perché qui si apre un mondo enorme. Troppo spesso triste, purtroppo.

Nulla può essere incondizionato: dunque nulla può essere libero.

George Bernard Shaw

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